Virgilio Retrosi. Ceramica e Grafica. L’impronta di Cambellotti
Meno noto del suo maestro Duilio Cambellotti, Virgilio Retrosi (Roma 1892 – 1975) fu tra gli artisti/artigiani partecipi del rinnovamento delle arti applicate a Roma nel corso del XX secolo.
Sulla scia dell’illustre insegnante, come lui perseguì la visione del “bello unito all’utile” teorizzata dalle avanguardie europee tra Otto e Novecento.
di Marina Pescatori
Virgilio Retrosi, allievo devoto di Duilio Cambellotti (Roma 1878 – 1960) , nome di spicco nelle Arti del ‘900, assimilò tutto quanto il professore andava trasmettendo ai suoi studenti: non solo lo stile innovativo con un occhio alla tradizione ma anche l’approccio multidisciplinare, il metodo di lavoro, gli ideali socialisti umanitari riflessi nelle arti applicate. Retrosi stesso ne riconobbe l’imprinting scrivendo alla base di una grafica del 1923: “Al Prof. Cambellotti al quale devo tutto”; una dedica sincera a colui che, oltre ad essere il suo “esempio da seguire”, lo onorava della sua amicizia. Noto è infatti il rapporto cordiale e familiare che Cambellotti soleva tenere con i suoi allievi futuri artisti, alcuni dei quali trasformatisi poi in compagni di lavoro e collaboratori. Tra essi ricordiamo oltre al Retrosi, Roberto Rosati, Romeo Berardi e Giulio Rufa, definiti in un suo scritto “maestri decoratori, sia pittori, sia modellatori”.
Nascita di una vicinanza decorativa e umana
Retrosi e Cambellotti si erano conosciuti negli anni ’10 presso il Regio Istituto di Belle Arti a Roma dove il Maestro all’epoca insegnava.
Fu la passione per la ceramica, ma anche il nascente interesse del giovane allievo per i temi sociali, ad avvicinare i due artisti. Già nel 1911, infatti, Cambellotti lo invitava a partecipare con sue ceramiche alla Mostra dell’Agro Romano nell’ambito dell’Esposizione Internazionale celebrativa del Cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e negli anni a venire sempre lo seguirà nella sua carriera di ceramista, incisore, illustratore, offrendogli opportunità di lavoro in ambito decorativo/architettonico.
Virgilio Retrosi non smise mai di “guardare” al Maestro pur apportando un contributo creativo autonomo nei diversi ambiti in cui si espresse attraverso una sintesi di segno illustrativo che spazia dal naturalistico/faunistico al geometrico, con effetti prospettici e fotografici interessanti.
Sue opere sono conservate a Roma presso il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative.
Ceramica artistica. Le fornaci
Attivo già nel primo decennio del Novecento, Retrosi ceramista sviluppa il suo lavoro decorativo sia collaborando con Cambellotti e gli altri allievi sia autonomamente rapportandosi con fornaci artistiche romane, alto laziali e umbre.
Dal 1912 collabora alla direzione artistica della ceramiche “Rosati & Sprovieri” aperta a Treia nei pressi di Civita Castellana (Viterbo) dove tra il ’12 e il ’17 tiene rapporti di lavoro anche con la manifattura “Falisca Ars” fondata nel 1909 da Agostino Colonnelli.
Negli anni Venti, assistente di Cambellotti alla Scuola di Ceramica del M.A.I. (Museo Artistico Industriale) presso l’Istituto Professionale del San Michele (R.I.N.I.P.), crea alcuni pezzi che recano la sigla TAI (Tornitori Artisti Italiani), uno dei marchi che caratterizzò la produzione della Scuola.
Nello stesso decennio si serve anche della ditta “La Fiamma” di Ferruccio Palazzi in piazza San Salvatore in Lauro a Roma, fornace dalla quale nel 1928 escono le tre lunette realizzate per la Tipografia dei Fratelli Palombi in via dei Gracchi a Roma, insegne ceramiche dai decori naturalistici e rappresentativi delle arti tipografiche, ancora visibili in loco.
Fuori dal Lazio, dopo la Grande Guerra Retrosi opera a più riprese presso i laboratori “Grazia” (Società Anonima Industria Maioliche Artistiche Combattenti G. Grazia) a Deruta – dove ad oggi si conservano sue opere – e in quelli dell’antico centro ceramico di Gualdo Tadino.
Alla metà degli anni Trenta Retrosi metterà da parte l’attività ceramica continuando a dedicarsi quasi esclusivamente alla grafica, soprattutto pubblicitaria.
Focus su I piatti dei Rioni storici di Roma
Nel 1926, all’annuale Esposizione Amatori e Cultori di Belle Arti presso il Palazzo delle Esposizioni, Retrosi presenta la serie di piatti raffiguranti i 14 Rioni di Roma (tanti erano al momento della sua proclamazione a Capitale nel 1870).
Esposti nella sezione del Lazio curata da Duilio Cambellotti, furono acquistati dal Governatorato nello stesso anno e ad oggi sono conservati presso il Museo di Roma, Palazzo Braschi.
I grandi istoriati da pompa realizzati molto probabilmente alla fornace “Grazia” di Deruta propongono ognuno vedute caratterizzate dalla presenza degli elementi architettonici distintivi dei luoghi, riportati nei colori del giallo, dell’oro e del blu in una composizione prospettica di fantasia ma realistica nei dettagli.
Arti grafiche per Riviste ed Enti
Contemporaneamente all’attività di ceramista decoratore Retrosi porta avanti con sollecitudine il disegno, una professione che lo vide impegnato per tutta la carriera artistica in diversi settori: editoria, grafica d’arte, pubblicità, non tralasciando al contempo l’insegnamento in diverse sedi tra cui, per 25 anni, la Scuola Serale di Arti Ornamentali in via San Giacomo a Roma.
Al contrario delle ceramiche di cui rimane un modesto numero di opere fuori dai musei, esistono ancora numerose testimonianze del suo lavoro tra studi, bozzetti e opere finite: locandine, cartoline, francobolli, ex libris, grafiche d’arte e manifesti realizzati per aziende ed Enti pubblici, conservati presso l’archivio di famiglia e collezionati negli anni dai privati.
Numerosi materiali quali: copertine, testatine, finalini, tavole per interni di riviste, testimoniano la versatilità di Retrosi sin da quando, giovane artista, nei primi anni Dieci creava illustrazioni e vignette per la rivista modernista “La Casa” (Cambellotti tra i fondatori nel 1908), e ancora per la raffinata “Novissima”, per il periodico della “Tribuna” “Noi e il mondo” e per “Primavera”, pubblicazione dedicata ai ragazzi edita nel 1911.
Nel 1912 Retrosi realizza una serie di cartoline per la rivista “Lega Navale” ispirate alle Canzoni delle Gesta d’Oltremare di Gabriele d’Annunzio, mentre negli anni 1918-19 (fu soldato nella Grande Guerra) pubblica copertine fregi e vignette satiriche per il giornale “La Trincea”.
Gli anni Venti di Retrosi si caratterizzano soprattutto per l’impegno nell’esecuzione di grafiche per enti parastatali e organizzazioni del regime.
Particolarmente interessante, il lavoro offertogli nel 1925 dall’Istituto Italiano d’Igiene, Previdenza e Assistenza Sociale (I.P.A.S.) incaricato di promuovere azioni di informazione sulle malattie sociali del periodo (Malaria, ecc.). Per l’Istituto, Retrosi realizzerà manifesti, locandine, e copertine per la rivista “Difesa Sociale”.
Dagli anni Trenta in poi il poliedrico artista intensifica l’attività di grafico e illustratore che resterà la professione principale nei decenni a seguire, traendone molta soddisfazione sia come autore espositore a mostre e concorsi sia come esperto in materia di disegno applicato, essendo spesso inserito tra i nomi che figurano nelle giurie di importanti esposizioni d’arte.
Otre a lavorare per aziende private del settore commerciale, Retrosi consolida il rapporto con enti istituzionali quali l’Opera Nazionale Dopolavoro (OND) che, nell’ambito delle sue attività ricreative e culturali, gli commissiona diverse grafiche. Resta nella memoria dei più, il manifesto per la Crociera del Levante a bordo della Augustus (dal 17 al 27 luglio 1936), all’epoca la più grande motonave passeggeri sulla rotta del Sud America.
Ed ancora, per il rilevante impegno duraturo e prolifico, ricordiamo i lavori grafici per l’Ente Nazionale Italiano per il Turismo (ENIT) col quale l’artista intrattiene anche una proficua collaborazione come fotografo, svolgendo una serie di incarichi che vanno avanti sino agli anni Sessanta. Non solo manifesti, locandine, pieghevoli ed altro materiale promozionale di luoghi di villeggiatura e mete culturali italiane, ma anche progetti più impegnativi che lo portano a viaggiare all’estero.
In mostra a Roma
“Nel segno di Cambellotti. Virgilio Retrosi artista e artigiano”
Fino al 2 giugno 2024
Allestita nella Dipendenza della Casina delle Civette di Villa Torlonia, una piccola ma significativa esposizione ci porta nel variegato mondo artistico di Virgilio Retrosi.
Il progetto espositivo, realizzato dall’Assessorato alla Cultura nell’ottica di valorizzare il ricco patrimonio delle collezioni capitoline, intende far emergere una figura artistica minore il cui operato merita di essere evidenziato.
Grazie alla disponibilità degli eredi Retrosi, dell’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti e dei collezionisti privati, la mostra si presenta variegata nei materiali e nei contenuti.
Oggetti in ceramica, disegni, bozzetti e opere grafiche, evidenziano la vicinanza di Retrosi al linguaggio segnico di Cambellotti del quale sono presenti a confronto alcuni pezzi tra ceramiche, studi preparatori e xilografie.
Un piccolissimo nucleo di gioielli realizzati in argento a cera persa, esplicita l’estro scultoreo di un Retrosi ancora desideroso di cimentarsi con altre discipline e tecniche alla fine degli anni Sessanta.
Contribuisce all’approfondimento sull’artista, il Catalogo della mostra a cura della Sovrintendenza Capitolina con testi di Gaia Dammacco, Gloria Raimondi e Francesco Tetro, editore Gangemi.
In copertina: Virgilio Retrosi, Serie Piatti dei 14 Rioni storici di Roma, 1926, ceramica dipinta, Ø cm 36, h cm 4, vedute dei Rioni I Monti, II Trevi, III Colonna, IV Campo Marzio. In esposizione alla Casina delle Civette, Roma, Mostra su Virgilio Retrosi aperta fino al 2 giugno 2024
“Nel segno di Cambellotti. Virgilio Retrosi artista e artigiano”
Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette – Dipendenza
Roma, via Nomentana 70
Fino al 2 giugno 2024
Orario: martedì – domenica ore 9.00-19.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura